Non definirmi: sto cambiando
Da vicino nessuna (famiglia) è normale
Le recenti scelte elettorali hanno riportato in auge un tema che, periodicamente, viene accantonato o suscita infinite polemiche.
Alcuni dei ministri del nuovo governo hanno posizioni tali da far pensare che l’argomento famiglia normale sarà uno dei temi importanti dei prossimi anni.
Bene, prima di scoppiare di rabbia, vorrei dire la mia opinione, anche se probabilmente interessa solo a me.
Si dichiara che la famiglia tradizionale, e quindi normale, è composta da padre, madre e figli.
E già qui bisognerebbe chiarire che fra tradizionale e normale c’è una bella differenza, e poi se proprio vogliamo la famiglia tradizionale, e penso a quella di mia madre, includeva i nonni, gli zii, i cugini…
Ma prendiamo il classico padre, madre e figli e vediamo cosa serve ai figli, alle future generazioni.
Affetto, accoglienza, educazione.
Vogliamo pensare agli stereotipi? Padre severo, un po’ burbero, proiettato sul lavoro e verso la società. Madre angelo del focolare.
A me sembra una gran confusione tra figure fisiche e energie, o valori, maschili e femminili. E poi pensate alla vostra famiglia, e alle famiglie che conoscete: se la percentuale che corrisponde a questa fantasia supera il 3% vi pago un caffè.
C’è di più.
La famiglia dovrebbe essere “un luogo protetto”. Un luogo, metaforico, dove, come dichiara l’esagramma dell’I Ching dove si parla di famiglia (l’esagramma 37) c’è sostegno e sinergia tra i membri.
Certo, è qualcosa a cui tendere, ma non raccontatemi che è la realtà di tutte le famiglie normali o che non esiste nelle famiglie non normali.
E poi c’è un altro aspetto, secondo me il principale.
Sembra un argomento banale, ma non lo è per niente.
Molti bambini semplicemente non dispongono di una famiglia normale.
La morte di un genitore, o di entrambe, l’abbandono da parte di un genitore, ed ecco pronta una famiglia diversa, un bambino diverso.
E tutti i modelli mentali sulla famiglia normale diventano una specie di tortura atta a far sentire il bambino diverso, non come espressione di diversità e unicità di ciascuno che arricchisce, ma la diversità come un difetto, un limite, una privazione di qualcosa di essenziale, una diversità che diventa rapidamente inferiorità.
L’ho vissuto sulla mia pelle, avendo perso per malattia mia madre prima di compiere tre anni.
Siamo sicuri di voler incentivare questo?
Ogni definizione rigida di normalità da contrapporre alla diversità toglie ben-essere e armonia.
Siamo sicuri di volere questo?