CANITUDO il Cane Spirito Guida

Impariamo dal cane a vivere meglio

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Cera una volta il Lupo: la metamorfosi da lupo a Cane

2021-07-12 17:58:23

Gli studiosi hanno escluso che sia stato l’uomo ad addomesticare il lupo. La mia ipotesi: e se fosse avvenuta invece una sorta di AUTO DOMESTICAZIONE?


Dai reperti archeologici è emerso che la domesticazione del lupo è avvenuta 15/20.000 anni fa, posteriore invece quella della capra risalente a 8.000, e già da questo si intuisce che c’è qualcosa di contraddittorio.

Il lupo è un animale feroce, la capra assai di meno ed in più può fornire latte, carne e pelle con cui vestirsi, ma il fattore che la rende insostenibile è proprio la modalità necessaria per la selezione riproduttiva e poiché allora l’uomo era nomade, tale tipo di vita ne impediva la realizzazione.

Per cui gli studiosi hanno pensato che lo stesso lupo si auto-domesticò, ma per quale ragione avrebbe dovuto farlo?


La risposta è nell’idea che alcuni individui avessero sostituito lo stile di vita del predatore con quello del commensale opportunista, approfittando dei rifiuti alimentari abbandonati al di fuori dell’accampamento, quando la tribù umana si spostava in un altro territorio.

La stessa cosa avrebbero potuto farla anche altri animali, come vediamo i topi e i piccioni che si sono ambientati perfettamente nel sistema altamente antropizzato della città, ma non per questo hanno dato il via ad una propria evoluzione avente come risultato finale una correlazione come quella che esiste tra l’uomo ed il cane.

Ecco quindi la mia personale ipotesi derivante appunto dalle riflessioni ed impressioni che la visione del cane come entità eterica scatena, ovvero che si tratti di metamorfosi, come ora vado a descrivere.

Alcuni lupi certamente avevano capito che seguire gli spostamenti dell’allora Homo di Neanderthal per cibarsi dei loro scarti alimentari, era assai vantaggioso, ma contemporaneamente avevano altresì avuto modo di osservarlo, seppure a debita distanza.

Si accorsero così che quel buffo animale bipede era alquanto industrioso, ma privo delle caratteristiche che gli avrebbero permesso la sopravvivenza nel lungo termine.

Decisero di aiutarlo, ma rimanendo fedeli all’identità del lupo ciò non era possibile, la natura del più forte ed astuto predatore non si conciliava con quella del gregario.

La soluzione a tale problema fu trovata nel sublimarsi in un altro genere di animale che, pur mantenendo alcune delle doti lupine, ne avesse altre compatibili con la convivenza presso l’uomo, ed è così che si trasformò in cane.

Peraltro i reperti archeologici hanno attestato che il Cane fu il primo animale con cui l’uomo visse in stretta contiguità, e solo lui è presente in ogni parte del globo terrestre laddove c’è l’uomo, lo stesso caso non si ritrova in nessuna altra specie.

Da queste considerazioni sono così approdato oggi alla Filosofia di "Canitudo".


Canitudo, è  un neologismo che si è originato da sé mentre osservavo il cane, sia come appassionato di questa straordinaria creatura, sia nell’esperienza di educatore cinofilo maturata soprattutto grazie al lavoro nei canili, dove le tradizionali tecniche di educazione non funzionano.

Canitudo rappresenta la terza via, quella strada che sembra non esistere quando siamo di fronte ad un bivio, ed invece c’è, non serve vederla bensì sentirla: è più semplice di quanto si possa pensare, infatti si riferisce alle emozioni, che altro non sono che il motore della nostra esistenza.

Solitamente sono due le visioni che abbiamo del cane: una è quella reificata, cioè intenderlo come un oggetto o uno strumento per svolgere mansioni ed attività, il cui valore è relativo alle sue prestazioni, considerato alla stregua di un oggetto di proprietà, subordinato a noi in tutto e per tutto, nostri sono i diritti, suoi sono i doveri.

L’altra è la visione antropomorfa, interpretarlo come il vicario di un affetto assente, riversando spesso su di lui le nostre repressioni e depressioni, colmandolo di cure ed attenzioni per sentirci buoni ed in pace con noi stessi, in apparenza lo mettiamo al primo posto mentre invece lì sta il nostro dolente egoismo,

La terza via che caratterizza il mio sistema pensiero sul cane, è quella di recepirlo come entità, da una parte relativa ad un individuo di una specie diversa ma non diseguale rispetto alla nostra, dotato di un corredo biologico di alto livello anche se non del tutto coincidente con quello umano, dall’altra caratterizzata da aspetti eterici che appaiono evidenti se lo si osserva senza essere condizionati dagli stereotipi, ma ancor più andando a ragionare sulle sue origini, ossia l’evoluzione del lupo in cane, appunto.

Canitudo rappresenta quindi l’attitudine del cane ad essere cane, ovvero la dimensione conforme al suo specifico stato, unico tra tutti gli altri animali a possedere quelle caratteristiche per cui si stabilì una stretta correlazione con l’uomo anche in senso co-evolutivo, ovvero l’uno per l’altro hanno avuto un ruolo importante per l’evoluzione avvenuta in concomitanza.

Inoltre al contrario di cinofilia, Canitudo pone il cane come soggetto e non come oggetto, prevede che sia lui ad educare noi e non viceversa, riconoscendo nelle sue origini motivazioni metafisiche,  al di là di quelle biologiche pur esistenti.

Inoltre, il fatto che il cane sia stato il primo animale di una diversa specie rispetto alla propria con cui l’uomo condivise le attività e la vita, lo rende parte del nostro patrimonio ancestrale, e tale contiguità ha determinato la stretta correlazione con lui, nonché un ruolo fondamentale per la nostra esistenza.

Questo significa che la sua presenza rappresenta un ruolo e non una funzione nella nostra vita, e farsi condurre da lui seguendo le sue orme, ci fa intraprendere la via del benessere se non addirittura della salvezza.

Siamo creature immerse nell’universo dove è richiesto il gesto contemplativo per riconoscere chi siamo, in risonanza con ogni elemento presente, e la risonanza si ottiene unicamente nell’azione dell’amare in modo assoluto e incondizionato ogni cosa, determinando e ricevendo armonia.

Guardare il mondo attraverso i suoi occhi ci aiuta a scoprire noi stessi, vediamo riflesso in lui ciò che siamo, è come un prisma le cui sfaccettature scompongono la luce che le attraversa mostrandoci tutti i colori di cui è costituita, e così riusciamo a penetrare il mistero della vita, la continua dinamica ed interrelazione di tutte le particelle.

Canitudo rappresenta il percorso interiore dove il Cane è lo spirito guida e la meta è il benessere reciproco.

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E tu, quale pensi sia il ruolo del cane? Scrivilo nei commenti qui sotto, sarò felice di leggerti.


















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