Arte & Intrattenimento
Strade per l’inconscio, di Gianni Azzola (10. 2.2009)
Non è un manuale di psicologia, come mi veniva di pensare. Aprendolo ho scoperto che si trattava di una raccolta di poesie. Il titolo non è casuale. Rivela la forma mentis dello psicologo sull’onnipresente inconscio che condiziona in modo ineluttabile le nostre menti e le nostre vite. ...
... Un’impostazione di retaggio junghiano su cui si può essere più o meno d’accordo; resta il fatto che si tratta di una raccolta di versi schietti e musicali, per l’uso delle rime alterne, già così congeniali a chi vi scrive le sue scherzose ballate.
Sappiamo che l’inconscio è depositario della storia umana individuale, planetaria e persino universale. L’inconscio può rivelarsi, oltre che nei sogni, nel nostro modo personalissimo di pensare. Anche la poesia può essere il mezzo per manifestare una cosa non conoscibile come l’inconscio. E Gianni Azzola ci apre le strade, con queste brevi poesie che sembrano più da ascoltare che da leggere, verso nuovi orizzonti di consapevolezza. Si potrebbe continuare il discorso e domandarsi che cosa sia la coscienza, la consapevolezza e in definitiva l’inconscio. Ma si premierebbe il titolo dell’opera di Gianni a discapito dell’opera stressa.
Chissà se le strade per l’inconscio siano on the road, alla Kerouac, o portino a una meta prestabilita prima di partire. Penso che Gianni Azzola abbia ancora molto da dire nella sua continua evoluzione poetica. La leggerezza dei versi e delle rime è espressione di un pensiero irrisolto che trova nella poesia una superiore consapevolezza, una libertà dal dolore, un’accettazione della vita nell’alternanza di gioia e sofferenza.
E’ questa stoica laicità di pensiero dell’amico Gianni – nonostante la nasconda dietro il “destino” e “Dio” nel profilo dell’ultima di copertina – che mi convince a presentare l’opera presso il mio Centro Culturale Candide, animato dal ragionevole pessimismo di un disincantato ottimista del personaggio voltairiano che dà il titolo al salotto, convinto che pure l’amore debba restare nella mani della ragione, ma che questa debba arrendersi a volte di fronte alla poesia. Una mi ha colpito in particolare, si intitola “Cuore nudo”, e ci dice ciò che tutti abbiamo sotto le incrostazioni delle nostre ansie e bramosie. Un cuore che, se lo mettiamo a nudo, ci fa capire che forse ciò che conta già lo abbiamo e non lo sappiamo vedere, guardano fuori anziché dentro di noi.
Giovanni Bonomo - Candide C.C.