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Quanto costa agli italiani credere?

2021-01-19 21:18:03

Note a margine della presentazione del libro La Tristezza di Satana, di Lorenza Franco, Edizioni Nuove Scritture, 2010.


(N.B. La presente nota riproduce in formato corretta la nota 19.11.2011 del libro in oggetto di Lorenza Franco, scritta per la presentazione dell’opera presso il  Circolo UAAR di Rimini in pari data, poiché appare in Facebook in questo formato sconfigurato e non più modificabile: https://m.facebook.com/notes/giovanni-francesco-filippo-bonomo/quanto-costa-agli-italiani-credere-note-a-margine-della-presentazione-del-libro-/10150404835263486)

In questo periodo di crisi mondiale sarebbe auspicabile che qualcuno, ai vertici di governo, inizi finalmente a chiedersi quanto costi ai cittadini italiani il clero. Già, quanto costa la superstizione religiosa al nostro amato Paese? E non mi riferisco solo all’enorme cumulo di vantaggi fiscali illegali concessi allo Stato della Città del Vaticano, che sono ora al centro di un’inchiesta dell’Unione Europea, ma anche al vero e proprio finanziamento di Stato – molto più significativo di quello ai partiti sotto il nome di rimborso elettorale – alla Chiesa cattolica.

Mi riferisco a quel miliardo di Euro di versamenti dell’8x1000, dei quali più della metà arrivano anche da parte di chi non firma credendo che vadano solo allo Stato italiano; a quei 650 milioni di Euro per gli stipendi degli insegnanti di religione; ai 700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità; ai 250 milioni per il finanziamento di eventi di propaganda religiosa. Per un totale di più di 4 miliardi di Euro, pari allo stanziamento di una mezza manovra finanziaria. Questa cifra enorme passa ogni anno dal bilancio dello Stato italiano e degli enti locali alle casse del clero cattolico. Ripeto, ogni anno. Una somma che, come ammette la stessa C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), solo per un quinto viene destinata a interventi di carità e di assistenza sociale. E questo senza contare che il clero possiede il 22% dell’intero patrimonio immobiliare nazionale, del quale il 30% solo a Roma, al di fuori della città del Vaticano. Conosciamo questi dati grazie agli sforzi dell’UAAR, che è riuscita a scandagliare una realtà economica semisommersa e sfuggente a ogni controllo.

Ora, di fronte a questa potenza economica, per la parte pecuniaria non solo concentrata alla banca vaticana dello IOR ma presente nelle migliaia di società di capitali sparse per l’Italia e nel mondo, potrei anche capire che nessuno abbia il coraggio di protestare, nemmeno di denunziare alla AGCM l’ingannevole e costosa pubblicità menzognera della CEI, in cui vengono usate immagini di povertà per la promozione dell’8x1000 e per nascondere il lusso in cui vivono cardinali e vescovi, 8x1000 che ha fruttato quest’anno 2011 la cifra record di 1 miliardo e 118 milioni di Euro (!). Ma se nessuno è coraggioso, dove andrà a finire lo Stato italiano, repubblica democratica fondata sul lavoro ma suddita e ostaggio del dittatoriale Stato della Città del Vaticano? Si è calcolato che dal dopoguerra ad oggi, anno 2011, sono 886 i miliardi di Euro che lo Stato italiano ha regalato alla Chiesa cattolica per mantenere nel lusso i gerarchi vaticani.

Una cifra da capogiro che fa impallidire anche – e oserei dire soprattutto - il più fervido credente nel messaggio evangelico, al punto che già campeggiano su facebook gruppi che predicano una rivoluzione italiana come fu quella francese, con l’assalto del popolo italiano, che si sta svegliando, alla Città del Vaticano per riprendersi i suoi soldi, così come il popolo francese assaltò e prese la Bastiglia.

Possibile che si debba aspettare questa insurrezione e che questa consapevolezza sorga, nel popolo italiano, quando esso sarà ridotto alla fame?

E’ adesso che dobbiamo compiere un mutamento culturale, comprendendo anzitutto che la morale - caso mai non lo si fosse ancora capito - non è appannaggio della religione, ma deriva dalla coscienza civile, scoperta dall’Umanesimo e dopo dall’Illuminismo, e viene fissata poi in norme di legge, ad iniziare dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo oltre che dalle Costituzioni degli Stati di diritto

E si tratta di quella stessa morale che obbliga le religioni a rinnovarsi per sopravvivere, di quella morale di civiltà e democrazia per la quale si sono fatte rivoluzioni e i liberi pensatori hanno combattuto e dato la vita.

So bene che è impresa difficile, perché lo Stato della Città del Vaticano si è infiltrato nei meccanismi di potere di molti Stati, ma in modo particolare in quello italiano, dove ha messo radici da secoli e ha ancora, grazie ai Patti Lateranensi del 1929 e al discusso art. 7 della Costituzione, la sua sede. Una sede conservata fin da quando, nella prima metà dell’Ottocento, si chiamava Stato Pontificio e cercava di demonizzare la nascente libertà di stampa, di associazione, e lo stesso trasporto ferroviario. Una presenza subdola fin da quando, dopo i moti risorgimentali e appena prima dell’Unità d’Italia, la Chiesa cercò, con il famoso Sillabo, di riportare indietro l’umanità di due secoli, prima dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese. Una presenza scomoda fin da quando venne proclamato, con il Concilio Vaticano del 1868, il dogma dell’infallibilità papale in materia religiosa e morale. Ma una presenza accettata, così come viene accettato l’interventismo della Chiesa in ambito non religioso ma politico, in violazione dello stesso Concordato, e ciò è significativo del condizionamento culturale di un popolo di “laici devoti” come gli italiani.

Si tratta quindi di un’impresa difficile, e ciò anche per la grandissima influenza sulla cultura e sull’arte conquistata nei secoli dalla chiesa cattolica , ad iniziare dalla toponomastica, segnando il territorio italiano con nomi di santi, di spiriti santi, di santissime annunziate e santi sepolcri, imponendo la propria architettura con chiese, cappelle, cattedrali che hanno riempito città, borghi e campagne, condizionando la pittura e la scultura, in gran parte di tipo sacro, immaginario e mistico, ma anche la letteratura e gran parte della musica.

Ma non si tratta di un’impresa impossibile, se gli italiani studiassero la storia e nutrissero più amore per la lettura e la cultura. Se gli italiani fossero tutti come Lorenza Franco, il problema ovviamente non esisterebbe.

Se di Lorenza Franco avessero, se non la stessa cultura, almeno la stessa coscienza civile, non ci troveremmo ora in questa situazione. Se gli italiani avessero - non tutti, ma almeno buona parte - il coraggio e la coscienza civica di Angelo Gaccione, editore del libro che viene qui presentato e responsabile editoriale della rivista Odissea, denunciando le cose che non vanno, i disastri ambientali e i vuoti dell’informazione suddita del pensiero unico dominante, non sarei nemmeno qui a parlarvi in una di quelle sane cellule di libero pensiero che sono i circoli UAAR.

D’altra parte i primi germi di consapevolezza e libero pensiero ci sono, nel popolo italiano, se la pagina face book con il gruppo “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria” ha raggiunto, alla data di oggi, le centocinquantamila adesioni. Il titolo ironico dell’opera, “La tristezza di Satana”, che richiama la poesia di pag. 26, fa ovviamente sorridere e alleggerisce un po’ il pensiero grave e triste che rivolgiamo al nostro martoriato Paese: senza voler strumentalizzare l’ultimo scandalo della pedofilia in ambito ecclesiale, che costituisce un’inezia di fronte ai misfatti della Chiesa cattolica fin dal suo nascere a partire dall’imperatore Costantino, come ben descritti nell’enciclopedica opera di Karlheinz Deschner, Storia criminale del cristianesimo, si può ben dire che il nostro Belzebù si trovi ormai smarrito e disoccupato, perché il suo lavoro lo stanno facendo, a pieno regime, le gerarchie ecclesiastiche. E qui apro una parentesi, a proposito dell’imperatore Costantino che pose termine alle lotte tra le varie religioni e tra le sette cristiane, facendo diventare Gesù Cristo Dio per votazione (Concilio di Nicea, 325 d.C.): perché se è vero che il cesaropapismo (l’essere papa e re insieme) è un ricordo della storia, è anche vero che il nostro concetto moderno di Stato di diritto e democratico è per definizione laico, vale a dire assolutamente neutrale rispetto alle dottrine religiose professate dai cittadini, a prescindere dal radicamento sociale dei culti e delle chiese; ma se accorda privilegi a qualsiasi chiesa o culto, comunque motivato sia il privilegio, non si ha più uno Stato veramente laico.

L’esistenza stessa di un concordato o patto stretto dallo Stato con una o più chiese è condizione sufficiente per minarne la laicità. Lo stato concordatario non è uno Stato laico. Chiusa parentesi.

Dunque, la tristezza di Satana, dicevo. Perché la storia ci insegna, o dovrebbe insegnarci, che dai tempi più primitivi, con il progredire della conoscenza, anche il pensiero si evolve, e con esso la religione, frutto dello stesso pensiero. Le società primitive e le loro divinità sono oggi considerate barbariche con le loro superstizioni e simboli. Anche la Bibbia, con i suoi Testamenti, ha subito cambiamenti e rimaneggiamenti nel tempo. Le parti fondamentali restano però immutate e sono illuminanti per comprendere come solo la paura della morte abbia generato i racconti di punizione e sacrificio, evidenti fin dalla Genesi, come il castigo di Adamo ed Eva, il sacrificio di Isacco (scongiurato all’ultimo momento solo per manipolazioni postume, ma in origine descritto come quello di Ifigenia per placare l’ira della dea Artemide), il diluvio universale di un Dio vendicativo, che ordina a Giosuè di uccidere a Gerico “tutto ciò che poteva respirare”, che mette Caino contro Abele, e così via. Racconti assolutamente immorali e offensivi della stessa idea del divino come simbolo di fratellanza e amore. Per questo, dice Lorenza Franco, sono i credenti i primi a bestemmiare, se chiamano “Dio” quel pittoresco e crudele personaggio di fantasia biblico di nome Yahweh. E le sue poesie non sono solo belle nella forma, per gli endecasillabi rimati, ma anche avvincenti nella sostanza, proponendosi al lettore come condensati di intelligenza che fanno più luce di molti testi scritti in prosa dell’attuale editoria anticlericale. Ogni poesia rimanda, nelle note, a riferimenti storici, epici e biblici

Il lettore del libro avverte subito questo forte impegno civile in una poetessa assolutamente estranea a ogni impegno politico come è Lorenza Franco, perché viene portato a riflettere sul fatto che le paure primitive hanno sempre creato potenze e divinità alle quali sacrificare vite, anche umane. Il messaggio di Lorenza è: “Dove c’è fede c’è violenza”. Lo si può leggere in prima battuta nell’incipit dell’opera. Le religioni, frutto del pensiero umano, sono diverse nelle loro epifanie ma tutte eguali nella struttura, ad iniziare da Amon-Ra degli antichi egizi e da Mitra dei culti mediorientali fino al nostro Gesù Cristo. Perché alla fine sempre della stessa divinità, e cioè del dio Sole, si tratta. E a me non sembra che dobbiamo laurearci tutti in antropologia per capirlo. Una persona di buon senso dovrebbe ammirare i misteri del cosmo, scrutare le stelle, anche quella a noi più vicina, come faceva la scienziata Ipazia di Alessandria, ma sorridere di tutte le storie e i miti sorti per ignoranza e paura, facilmente sfruttabili dal potere. E in Italia non sono solo le persone semplici ad essere condizionate da verità di comodo e “rivelate”, ma purtroppo anche tanti intellettuali, a causa di un atteggiamento di non amore per il sapere e di sudditanza al potere che ho descritto nel mio articolo “Pensiero critico e fede religiosa apparso sulla rivista ODISSEA ma sempre reperibile su Internet.

Questa crisi finanziaria di dimensioni planetarie può essere anche una grande opportunità, per l’umanità tutta, di chiarirsi le idee, di cominciare a rivedere la cultura in chiave storica e non fideistica, di trovare il coraggio per rinnovare il pensiero. Ma per fare ciò occorre liberarsi da miti, leggende, da superstizioni medioevali e dalla loro immanenza dogmatica. Occorre fare piazza pulita di tutte le menzogne predicate ancora dalle religioni e di tutte le attuali false informazioni in circolazione, che possono fare anche la differenza tra la vita e la morte, come testimoniato da innumerevoli tragiche vicende in campo medico-sanitario

False o lacunose informazioni che riguardano ogni aspetto della nostra esistenza: economia, ecologia, salute, geopolitica, risorse alimentari, tecnologia informatica, trasporti, etc. non dovrebbero più condizionarci né gravare sul bilancio dello Stato, che deve essere democratico, liberale e laico. Per la nostra stessa salvezza è necessario un radicale cambio di paradigma, una profonda revisione storico-scientifica in modo che ogni persona senziente e pensante su questo pianeta possa riappropriarsi dei propri diritti a costruire una società più armoniosa e degna della definizione di civiltà.

Possiamo intanto prendere spunto da questo prezioso libretto di puro e libero pensiero.

Rimini, 19 novembre 2011     Giovanni Bonomo - Centro Culturale Candide

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