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Giappone, l’acqua radioattiva di Fukushima sarà scaricata nel Pacifico

2019-09-10 13:49:03

Avendo già stoccato oltre un milione di tonnellate di acqua contaminata proveniente dai condotti di raffreddamento dei reattori, il Giappone non ha più spazio per immagazzinarne altra acqua, sarà costretta a riversarla in mare.

Il Ministro dell’Ambiente Yochiaki Harada ha dichiarato che la Tokyo Electric Power,  la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima,gravemente danneggiata dal sisma e dallo tsunami di marzo 2011, sarà presto costretta a versare in mare tutta l’acqua radioattiva accumulata per raffreddare i reattori nucleari.


Infatti dopo il catastrofico sisma Tepco sono stati raccolti oltre un milione di tonnellate di acqua contaminata e non è più possibile contenerla nelle zone adibite allo stoccaggio.


A Fukushima la Tepco ha costruito 960 serbatoi per stoccare l’acqua usata per raffreddare i tre reattori (200 metri cubi al giorno). 


Secondo la stessa Tepco, la capacità massima dei serbatoi è di 1,37 milioni di tonnellate, che sarà raggiunta fra 3 anni, e cioè nel 2022.


Tepco non può decidere cosa fare, seguirà le istruzioni governative.


Secondo il Ministro dell’Ambiente l’unica opzione è quella di versarla nell’Oceano Pacifico diluendola.

L’attesa del rapporto

Il governo Giapponese al momento è in attesa di un rapporto da parte degli esperti. 


In seguito prenderà una decisione definitiva riguardo le modalità di smaltimento dell’acqua contaminata da radiazioni.

Possibili conseguenze da contaminazione

L’acqua in questione è resa radioattiva a causa del trizio, la sua radiazione come spiegano gli esperti non riesce a penetrare la pelle umana, ma può essere dannoso se ingerito o inalato.


A quanto pare viene considerata poco pericoloso per l’uomo, anche perché viene espulso rapidamente attraverso le urine e il sudore.


Nota: Il trizio o idrogeno-3 è un isotopo radioattivo dell’idrogeno, con un nucleo formato da un protone e due neutroni. Il trizio perde il 50% della sua carica radioattiva in circa 12 anni.


Un’altra possibilità sarebbe quella di usare per i nuovi depositi i terreni privati circostanti, privi ormai di valore dopo il disastro. 


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