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L’halving di Bitcoin sta arrivando e non c’è bisogno di preoccuparsi del suo status “deflazionistico”

2020-02-27 13:03:44

Il nuovo articolo dell'economista Francesco Simoncelli, membro del comitato scientifico di Bcademy (https://bcademy.it/2020/02/27/lhalving-di-bitcoin-sta-arrivando-e-non-ce-bisogno-di-preoccuparsi-del-suo-status-deflazionistico/)

l maggio prossimo Bitcoin affronterà l’halving successivo: la riduzione della ricompensa per l’estrazione di un blocco. Il white paper di Nakamoto specifica che ogni 210.000 blocchi la ricompensa per l’estrazione di un blocco viene dimezzata. Mentre questi dimezzamenti si verificano all’incirca ogni quattro anni (con la ricompensa stimata che scenderà ad un Satoshi nel 2140 circa), l’halving del 2020 è particolarmente importante.

Attualmente la ricompensa per l’estrazione di un blocco è 12,5 BTC; a maggio scenderà a 6,25 BTC per blocco. L’attuale tasso annuale di “inflazione” (qualche chiarimento riguardo a questo in seguito) è tra il 3,7% e il 3,8%: una media di 144 blocchi estratti al giorno a 12,5 BTC ciascuno, producendo circa 1.800 nuovi BTC ogni giorno.

(Un breve chiarimento: descrivere l’espansione in termini di dimensioni del numero di bitcoin come inflazione è come dire che il nuovo oro che viene estratto, rispetto all’attuale stock di oro già estratto, è “inflazionistico”. Purtroppo oggi il termine inflazione è usato per descrivere erroneamente un aumento dei livelli generali di prezzo all’interno di un economia. Considerando, quindi, che con un bitcoin andrà ad acquistare più cose nel tempo, esso è indiscutibilmente deflazionistico.)

Ciò che è degno di nota qui è che l’aumento dello stock di bitcoin avverrà ad un tasso approssimativamente dell’1,8% annuo, un ritmo inferiore a quello dell’obiettivo del 2% all’anno fissato dalle banche centrali e alle stime attuali che danno l’IPC negli Stati Uniti all’1,9% annuo.

Alla luce della politica monetaria mondiale, l’imminente halving arriverà in un momento particolarmente propizio. Nonostante i suoi considerevoli sforzi per oltre un decennio, la Federal Reserve (e altre banche centrali) ha fallito nell’ottenere un tasso d’inflazione al 2%, anche dopo aver ampliato notevolmente le dimensioni del proprio bilancio e numerosi programmi espansivi.

L’incapacità della Federal Reserve, della Banca Centrale Europea, della Banca del Giappone e di altre istituzioni simili di produrre inflazione non ha portato nemmeno ad un nuovo bengodi per la società nel suo insieme. Anche una breve rassegna della storia rivela che l’inflazione è seconda solo alla guerra quando si pensa al quelle forze che devastano le civiltà.

Al contrario: legioni di economisti all’interno di queste entità hanno raddoppiato i loro sforzi per abbracciare nuovi e bislacchi modi per stimolare l’economia. Se gli economisti della Federal Reserve abbiano dimenticato o non si preoccupino che miliardi di esseri umani debbono metabolizzare le loro macchinazioni è qualcosa da tenere in alta considerazione.

Nonostante decine di avvertimenti sui presunti pericoli della bassa inflazione, il tamburo di statistiche e altri rapporti che citano il carattere deteriorante delle finanze delle famiglie statunitensi porta a chiedersi esattamente quale impatto la Federal Reserve pensa che l’aumento dei prezzi di diversi punti percentuali avrebbe decine di milioni di famiglie.

Al contrario, l’offerta limitata di bitcoin è sempre stata un’attrazione soprattutto per quegli investitori consapevoli degli effetti dell’inflazione sul potere d’acquisto del denaro. Con il tasso di produzione di bitcoin inferiore al tasso target dichiarato della Federal Reserve, a maggio Bitcoin potrebbe fare affidamento su ragioni economicamente incontestabili per diventare una riserva di valore legittimamente competitiva rispetto alla maggior parte delle altre valute mondiali.

Essendoci un numero massimo di bitcoin, la cui origine tra l’altro è prevedibile, trasparente e diminuisce nel tempo, bitcoin (e più specificamente il protocollo di Proof-of-Work) si avvicina ad un’implementazione della politica monetaria nota come qualitative tightening. Vale a dire, dal punto di vista economico, è l’opposto della campagna di quantitative easing con cui le banche centrali continuano ad armeggiare, a nostro rischio e pericolo.

Ciò contribuirà senza dubbio alla sua attrattiva e, a parte la volatilità, aumenterà le sue caratteristiche di riserva di valore. Il mercato di Bitcoin (e delle criptovalute più in generale) è più liquido e trasparente ora di quanto non fosse all’ultimo halving.

Ci sono molte ragioni per le quali la popolarità di Bitcoin (e in generale delle criptovalute) come classe di asset non è stato uno sviluppo fortuito, non ultima la tendenza delle banche centrali in tutto il mondo ad abbracciare teorie monetarie sempre più stravaganti. Aggiungeteci poi un tasso d’inflazione prevedibile e programmato, e il caso d’uso di Bitcoin inizia a diventare sempre meno speculativo e più utile per la vita quotidiana.





Francesco Simoncelli, economista della Scuola Austriaca e docente Bcademy, ha inizialmente aperto il blog Francesco Simoncelli’s Freedonia nel 2010 come approfondimento alle questioni economico/politiche analizzate secondo un’ottica Austriaca e libertaria. Dopo aver affinato le sue conoscenze frequentando i corsi della Mises Academy, ha visto pubblicati i suoi articoli anche su siti con notevole risonanza nell’ambito dell’informazione economica: Yahoo Finanza, Miglio Verde, Rischio Calcolato, Movimento Libertario, Trend Online.

Autore del libro L’economia è un gioco da ragazzi e traduttore del libro L’economia cristiana in una lezione, è stato varie volte relatore in conferenze e ospite in trasmissioni radiofoniche. È tra i traduttori de Il Bitcoin Standard