I bambini protagonisti, ma vittime del nostro sistema.
Considerazioni sui maltrattamenti subiti dai bambini
I bambini protagonisti, ma vittime del nostro sistema
I bambini protagonisti, ma vittime del nostro sistema.
I bambini spesso, purtroppo, sono protagonisti di storie toccanti che li vedono vittime di un sistema contro il quale non possono difendersi. Ultimi due, solo dal punto di vista cronologico, sono un piccolo di quattro mesi, vittima di una malattia rarissima, che colpisce un bimbo ogni milione di nati. La malattia crea sulla pelle del bambino una specie di croste che poco a poco gli impediscono di muoversi. Per curarlo esiste solo un metodo, porre tre/quattro volte val giorno su tutto il corpo, un olio speciale che stacca le croste. Normalmente i bambini afflitti da questa malattia vivono pochi giorni od al massimo qualche settimana. Ma Lui no. Da quattro mesi lotta tutti i giorni per continuare a vivere e cercare di fare una vita degna. Bene o suoi genitori l'hanno abbandonato. Quando la notizia si è sparsa si sono scatenate le offerte per adottarlo. Ovviamente il processo sarà lungo perché oltre i normali requisiti richiesti per una adozione bisognerà scegliere delle persone con un minimo di conoscenza medico/infermieristica. Speriamo che il bimbo resista fino a quel giorno. Quello che non è ammissibile è che i genitori naturali siano liberi con la possibilità di provare ad avere altri figli. In questi casi, se non si sceglie l'aborto, si dovrebbe fare in modo che queste due persone non possano, in nessuna maniera, avere altri figli
L'ultimo protagonista è un ragazzino di 11 anni, che sei anni fa è stato portato via da Lecco dalla madre perché questa voleva iscriversi all'ISIS. In questi 6 anni ha vissuto in campi provvisori, e, per quanto si sa, iniziato anche all' uso delle armi e all'odio verso l'Occidente.
Ora la madre sembra sia morta sotto qualche bomba, e , con l'aiuto della croce e della mezzaluna rossa l'hanno trovato. Il problema che ora non parla quasi più italiano. Comunque l'hanno riportato a Lecco dove vive il padre e due sorelle. Sembra quindi una storia a lieto fine. Ma il padre ha detto che non lo riconosce, ovvio perché in 6 anni i bambini cambiano molto, e, per essere sicuro che è suo figlio vuole vedere una cicatrice che si era fatto da piccolo. Quindi due storie che, come tante altre crea nell'opinione pubblica forti emozioni, ma che poi scemano e spesso non si sa come finiscono se non quando la storia termina male
I bimbi sono sacri e non dovrebbero essere vittime dell'egoismo o delle paure umane e meno usati come ricatti o "merce" di scambio. Gravi condanne dovrebbero essere automatiche verso chi, in un modo o nell'altro, provochino danni, abbandono e shock a qualunque di loro. Purtroppo oggi resta solo prima la pietà e dopo, se le cose vanno male, una condanna morale che però non cambia la vita a chi l'ha commessa. E poi ci lamentiamo di avere una gioventù chiusa, egoista e priva di dialogo. Forse sarebbe meglio mettersi davanti ad uno specchio e recitare il mea culpa.