Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: “vivere nei ricordi”

2021-04-30 07:30:25

Sono convinto che noi siamo il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. I ricordi belli e brutti segnano il nostro vissuto...

Sono convinto che noi siamo il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. I ricordi belli e brutti segnano il nostro vissuto.
Una fascia di persone che ascolto ha superato i settanta anni e mi capita spesso di sentire e nutrirmi del loro passato.
Gli esperti affermano che nell’età matura siamo più propensi a ricordare cose che appartengono al passato remoto e dimenticare quelle che fanno parte del passato recente.
Il tempo lava i ricordi lenendo le ferite e rendendo più belli i momenti migliori.
Ricordo personalmente un migrante dall’Italia Meridionale che giovane si è trasferito al nord per migliorare le sue condizioni di vita.
Con dovizia di particolari descriveva i suoi tempi antichi, la nostalgia della sua terra natale, quando giovane figlio di contadini andava ad accudire il bestiame al pascolo e narrava  le sue gesta quando cercava di domare un cavallo irrequieto.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale c’era molta fame e i suoi genitori lo mandavano a sorvegliare gli alberi di mele per evitare che i passanti potessero appropriarsi dei frutti.
Assieme ai suoi amici si sentiva responsabile del ruolo e nel contempo sapeva trasformare un impegno in un’occasione di gioco.
Con orgoglio mi ricordava il fermento nella ricostruzione di città e paesi.
Tutti uniti e spinti dalla voglia di dare un nuovo volto al nostro povero paese martoriato dai bombardamenti.
Ho ascoltato il militare che l’8 settembre del 1943, il giorno della proclamazione dell’ armistizio da parte del generale Badoglio, si trovava in qualità di giovane ufficiale di marina responsabile di una imbarcazione in un porto dell’Europa del Nord.
Fu deportato in un  campo di concentramento e riuscì a sopravvivere mangiando bucce di barbabietola.
I contadini, infatti, attorno al campo di restrizione, coltivavano il prezioso prodotto e quando raccoglievano i frutti lasciavano i residui vicino al reticolato  per cui i prigionieri potevano attingere per sfamarsi.
Lui, assieme ai suoi compagni, si precipitava per integrare la misera razione della giornata.
Mi diceva che, dopo quella brutta esperienza, non riusciva a tollerare le persone che al ristorante ordinavano le pietanze e lasciavano parte nel piatto.
Per lui il cibo aveva un grande valore.
Questi uomini mi hanno testimoniato la grande capacità del Popolo Italiano di adattarsi alle circostante difficili con sacrificio e in modo creativo.
Ricordo un mio professore che soleva affermare come la mente sia fatta per dimenticare perché se ricordassimo ogni passo non ci sarebbe libertà di pensiero.
C’è chi per liberarsi da un amore tossico ha bisogno di distanziamento per dimenticare e chi ricorda per amore.
Il mio caro parroco Don Franco De Pieri, persona di grande umanità, soleva dirmi: “chi ama ricorda” e sull’onda di questa affermazione aveva costruito la sua esistenza.
Lui, la domenica mattina, prima della messa, era solito andare a visitare i parrocchiani ricoverati all’ospedale per portare una parola di conforto e la comunione.
Loro commossi nel vederlo fare capolino nella stanza, si gustavano la sua presenza.
Non trascurava nemmeno il cimitero dove riposano i suoi vecchi amici e, sostando qua e là, si fermava a pregare alla sua maniera. Che grande persona!
Ora, facendo memoria, mi vengono alla mente altri particolari che lo rendevano unico e tanto amato.
Mi sovviene che conosceva molti passi del vangelo a mente.
In certe occasioni importanti lasciava il leggio dove era posto il libro delle sacre scritture per scendere tra la sua gente e recitare a braccio il vangelo del giorno.
Lasciava tutti incantati perché le sue messe erano sentimento vissuto e comunicato.
Una fede trasmessa e radicata nella sua persona che comunicava fiducia e sicurezza.
Penso che ognuno di noi ha i suoi ricordi, quelli che hanno segnato la sua crescita personale, le fatiche e le vittorie e sono conservati nella nostra mente e nel nostro cuore.
Anch’io, le mie tappe:

  • quando nel prato della casa del nonno ho imparato ad andare in bicicletta tra una caduta e l’altra;
  • le scorribande con gli amici nel colle in montagna;
  • il mio primo giorno di scuola, seduto nel divano d’ingresso vestito di tutto punto con il grembiule nero e il fiocco azzurro al collo, con la mia cartella rossa e la paura perché non sapevo leggere e fare di conto.

Così dicono che il primo amore non si scorda mai, che il servizio di leva obbligatoria aveva il sapore di uno svezzamento alla vita, il primo impiego, le difficoltà per imparare, il primo stipendio…
La vita è una giostra tra desideri e ricordi e, come dice il dott. Elvino Miali, l’abilità sta nel trovare il piacere di godersi il percorso.
Auguro a tutti di attingere dal passato quel che basta per stare bene, nel qui e ora, con se stessi e con gli altri.
Un caro saluto,
Antonio

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Se anche tu riservi un ruolo particolare alla memoria ed ai ricordi, o hai delle immagini del passato che vuoi condividere con me fammelo sapere nei commenti!

by Antonio Masoch