Antonio Brazzo

risto coach

LA TECNOLOGIA AVANZA …. BARTENDER ADDIO

2022-04-01 10:43:55

Per chi mi chiede se in futuro vedo tante macchine dietro un banco che meticolosamente mescolano sostanze alcoliche, non so cosa rispondere, tuttavia se questo avverrà andrà a discapito sicuramente dei clienti che tristemente con un bicchiere in mano saranno privati dell’emozione di dire semplicemente : non so cosa bere ... fai tu!

inizio con qualche citazione estrapolata da alcuni articoli a tema:

2017 : Bartender, addio. I cocktail li fa Makr Shakr, robot da 1 milione di euro
2022: Nasce il “barman robot” che prepara 300 cocktail diversi, uno ogni 30 secondi. L’invenzione futurista di Mixo-Two

“La macchina, che automatizza la produzione raggiungendo la media di circa 150 miscelati in un’ora con la possibilità di scegliere fra 300 diversi drink, in modo da accontentare gli amanti dei classici, dei twist, dei twist on classic e di chissà quanti differenti signature. Questa tecnologia dicono sia destinata a mandare a casa eserciti di bartender specializzati; quanti ne servirebbero per sfornare 150 cocktail in un’ora?( a questa domanda frutto di strategie ignoranti di marketing preferirei non rispondere).
Secondo uno studio del 2018 sulle usanze e le preferenze dei consumatori pubblicato da Nielsen, gruppo leader mondiale in studi di marketing, l’82% dei francesi consuma regolarmente cocktail. Questa è stata la scintilla che ha mosso il geniale Vincent Guilbert da Montpellier a sviluppare la tecnologia adatta ad automatizzare la produzione dei drink“. E continua: “il distributore automatico di cocktail può essere una risposta alle difficoltà di recruting che affliggono il mondo dell’hotellerie e della ristorazione”Certo è che la standardizzazione del cocktail più che possibile diventerebbe a questo punto inevitabile.



.……….. Direi che basta con le citazioni.

In quest’articolo vorrei esprimere il mio personalissimo punto di vista sullo sviluppo della tecnologia “spinta” nel mondo della ristorazione. Preciso subito che non sono assolutamente contro lo sviluppo tecnologico, tuttavia il mio pensiero è basato su un presupposto basilare, ossia che ristorare significa confortare, sia il corpo che lo spirito del fruitore che, quando varca la porta delle attività ristorative, ha tanti altri bisogni da soddisfare oltre i basilari ossia sfamarsi e dissetarsi. Come ho già sostenuto in altri articoli l’obiettivo di ogni imprenditore è il profitto e questo dipende dalla capacità di intercettare, anticipare e risolvere le aspettative del cliente. La CUSTOMER SADISFACTION, su cui le aziende leader investono grossi budget, è un elemento fondamentale per differenziarsi e creare una brand reputation solida e vincente. Il primo esempio che mi salta alla mente parlando di attenzione dedicata al cliente, è la APPLE; avete mai provato il loro servizio di CUSTOMER CARE? Efficace, efficiente, risolutivo; il segreto? È condotto ed interpretato da uomini preparati e disponibili al dialogo ed alla comprensione e risoluzione delle esigenze. Ogni prodotto Apple è hi cost, ma alla luce del servizio eccellente, qual’è il valore percepito? Avete mai provato, invece, una customer care automatizzata?

Il segreto è dare il giusto valore al cliente per rendere la sua esperienza positiva e memorabile. Anche il cliente da un caffè al giorno che può sembrare un basso profilo, tuttavia bisognerebbe considerarlo un cliente da 30 caffè al mese e ancora meglio da 365 caffè l’anno, e se sarà soddisfatto sarà veicolo della vostra buona reputazione creando un valore che purtroppo non si può calcolare. Se quel cliente torna in verità non è per il caffè, ma per quello che sapete servire comunicando … intorno a quel caffè.

Un cliente soddisfatto sarà sempre un ambasciatore, con la certezza che le sue valutazioni avranno un impatto ben diverso da quello di qualsiasi mezzo di comunicazione. Purtroppo funziona anche il contrario.

 UN CLIENTE SODDISFATTO E’ UN NOSTRO AMBASCIATORE LE SUE VALUTAZIONI GENERANO O IMPOVERISCONO IL PROFITTO    

Un cliente che sia da caffè, cocktail o ristorante non ha il mero obiettivo di soddisfare un bisogno, ma di vivere un’ esperienza. È dell’umanità di cui il cliente ha bisogno, perché in un momento storico come questo, il cliente ha un estrema sensibilità ai trattamenti speciali ed umani e questi necessitano di empatia proiettata a come riuscire a soddisfarlo secondo le sue esigenze.

Quindi partendo da questo principio la domanda è :

  COSA SI ASPETTA IL CLIENTE? COSA TI ASPETTI DA CLIENTE ? 

Ritengo che il fruitore si aspetti di vivere un’ esperienza che soddisfi le sue esigenze il più possibile. Infatti, come detto in principio, non ha solo bisogno di soddisfare il bisogno primario, quello possono farlo tutti i competitor; LA DIFFERENZA STA NELL’ ESPERIENZA CHE SIAMO IN GRADO DI CREARE, senza sottovalutare il fatto che più il cliente è soddisfatto, più sarà disposto ad accettare piccole sviste che tuttavia possono capitare.

Un cliente insoddisfatto invece genera stress al personale e anche agli altri clienti tendendo a sottolineareed esaltare le défaillance (che ovviamente con lo stress aumentano).

in virtù di questo, è lecito citare un argomento a me caro, LA COMUNICAZIONE, e nello specifico, il potere delle parole. Infatti come largamente dimostrato le parole hanno un grandissimo potere persuasivo e sicuramente se si comunica bene matura la consapevolezza che:

LE PAROLE HANNO IL POTERE DI CONDIZIONARE L’ ESPERIENZA   

 

Ovviamente per “condizionare” si intende mettere in condizione di avere una buona esperienza e non di forviare o manipolare. Per ottenere un buon risultato bisogna essere in grado di mixare 3 elementi fondamentali che favoriscono l’esperienza del cliente e si ottengono con impegno, studio e capacità. Si tratta di 3 C, elementi fondamentali nel rapporto con il cliente per creare un’esperienza differente:

Codifica Comunicazione Coinvolgimento

Imparando a codificare la tipologia di cliente sarà più semplice trovare una linea di comunicazione così da coinvolgerlo e metterlo a proprio agio. Ti assicuro che si ottengono ottimi risultati e a lungo andare c’è un costante aumento di clienti fissi e soddisfatti.



Ovviamente non è semplice ma se si ha a disposizione una buona risorsa motivata a crescere e dare risultati, sarà un reale propulsore. il mercato è ricco di collaboratori meritevoli, ma purtroppo molti imprenditori non li riescono a vedere, non è un caso che nei nostri giorni l’hospitality vive un momento buio a causa delle difficoltà di reclutamento, tanto da spingere sempre più aziende allo sviluppo di tecnologie che auspicano l’automatizzazione dei processi. Purtroppo le macchine potrebbero sì superare tante problematiche aziendali senza però mai riuscire a colmare quel vuoto di comunicazione che rende tanto inebriante l’esperienza ristorativa. Questa esperienza dipende dal dono e dall’impegno di chi la realizza, dalla qualità del prodotto a quella del servizio, dal clima che si respira, dall’umanità della mano che ti porge il piatto.

Concludendo quindi, tornando al titolo, quello che secondo me è la differenza tra la macchina ed il barman… È LA PASSIONE E LE EMOZIONI CHE IL PROFESSIONISTA RIESCE A FAR PERCEPIRE.

LA DIFFERENZA TRA BARMAN ED IL DISTRIBUTORE E’ IL BARMAN!


 

Per cui a chi mi chiede se in futuro vedo tante macchine dietro un banco che meticolosamente mescolano sostanze alcoliche, non so cosa rispondere, tuttavia se questo avverrà andrà a discapito sicuramente dei clienti che tristemente con un bicchiere in mano saranno privati dell’emozione di dire semplicemente : non so cosa bere, fai tu!

#nonèunlavoropermuli

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