Angelo Tatti

Quattro giornate di Napoli 27-30 Settembre 1943

2019-07-17 13:15:01

Le quattro Giornate di Napoli sono l'emblema della resistenza Italiana al fascismo e sono valse alla città la medaglia d'oro al valore militare

Premesse

Il periodo che va dall'armistizio di Cassibile dell' 8 settembre 1943 alla resa di Caserta del 2 maggio 1945  viene anche definito come un periodo di guerra civile in Italia, in quanto si verificarono combattimenti tra reparti militari RSI, collaborazionisti con le truppe della Germania Nazista, e i partigiani italiani, gruppo dagli intenti rivoluzionari (sostenuti dagli Alleati) e rappresaglie della popolazione civile oltre che repressioni anche sui civili di RSI e tedeschi.

Con l'armistizio di Cassibile le truppe armate italiane si trovano allo sbando, prive di ordini dei superiori e senza essere a conoscenza dello status da riconoscere ai tedeschi, "Alleati" o "Nemici".


Napoli nel 1940-43

E' un periodo molto difficile per la città che deve subire continui bombardamenti che portarono a quelle che vengono stimate come circa 25000 morti e una distruzione di opere d'arte dal valore incalcolabile, di cui è emblema la Basilica di Santa Chiara parzialmente distrutta nel 1942.

Napoli 1943

L'avanzata degli alleati portava gli esponenti dell'antifascismo Napoletanoa  cominciare ad allacciare i rapporti con i generali proprio degli alleati in cerca di un aiuto.

L'armistizio porta anche Napoli allo sbando totale con molti Ufficiali che disertano, scappano o si aggiungono ai tedeschi, al tempo stesso però da il via alle prime manifestazioni studentesche e di disagio e intolleranza verso l'occupazione tedesca.

Il 9 Settembre 1943- in via Foria truppe tedesche avevano tentato di disarmare alcuni agenti di pubblica sicurezza e diversi militari che però, reagendo con un agguato, catturarono il mezzo blindato e una ventina di soldati tedeschi, salvo poi liberarli e venire puniti, altri cittadini invece si scontrarono con i tedeschi al palazzo dei Telefoni mettendoli in fuga.

Il 10 Setttembre 1943, tra piazza del Plebiscito e i giardini del Molosiglio avvenne il primo scontro vero e proprio, con i militari italiani ed alcuni napoletani che riuscirono ad impedire il transito di alcuni mezzi tedeschi, morirono 3 marinai e 3 soldati tedeschi. Gli occupanti ottennero la liberazione di alcuni uomini fatti prigionieri dagli insorti anche grazie a un ufficiale italiano che intimò ai suoi compatrioti la riconsegna degli ostaggi e di tutte le armi. 

I Tedeschi non fecero attendere la risposta bruciando la biblioteca nazionale aprendo il fuoco sulla folla.

L'11 Settembre 1943 alla Riviera di Chiaia un gruppo di soldati tedeschi assaltò un distaccamento di Pubblica Sicurezza ospitato in un albergo. Gli agenti reagirono, scesero in strada e costrinsero alla resa i tedeschi. 

I tedeschi risposero catturando e affondando una decina di navi italiane nel porto di Napoli.

Il 12 Settembre 1943 Vennero uccisi decine di militari per le strade della città e vennero deportate almeno 4000 persone per i lavori forzati.

Occupazione, coprifuoco, stato d'assedio e rappresaglie

12 Settembre 1943- Il colonnello Walter Scholl ha assunto il controllo delle truppe tedesche in città, proclamato il coprifuoco e dichiarato lo stato d'assedio con l'ordine di passare per le armi tutti coloro che si fossero resi responsabili di azioni ostili alle truppe tedesche, al prezzo di cento napoletani per ogni tedesco eventualmente ucciso.

Le rappresaglie tedesche si manifestarono con la fucilazione di 8 prigionieri in via Cesario Console, gli spari su un gruppo di studenti, spari conto marinai e finanzieri.

L'episodio che risvegliò la popolazione fu l'esecuzione di un marinaio di 24 anni, Andrea Mansi, a cui la popolazione fu obbligata ad assistere.

500 persone, lo stesso giorno furono inoltre condotte con la forza a Teverola, e costrette ad assistere alla fucilazione di 14 carabinieri, che avevano impedito il tentativo dei tedeschi di sabotare gli impianti del palazzo dei Telefoni e resistito con le armi agli assalti di rappresaglia nella loro caserma in via Marchese Campodisola, a pochissimi passi da piazza Bovio, prima di arrendersi per aver esaurito le munizioni. A loro memoria e in loro onore è posta una lapide su un palazzo della stessa strada.

23 Settembre 1943- Il colonnello ordina lo sgombero di tutta la fascia costiera e costringe all'esodo dalle proprie abitazioni 240000 napoletani.

Fu inoltre redatto un documento in cui si intimava la chiamata alle armi ai cittadini, si presentarono però solo in 150 e cominciarono i rastrellamenti verso gli inadempienti.

27 Settembre 1943

L'insurrezione popolare ormai è spontanea, naturale, la scelta è tra la vita e la morte, la propria città o la deportazione forzata in Germania, tra il 22 e il 27 Settembre la popolazione riesce a sopperire alla mancanza di armi tramite il saccheggio di alcuni depositi.

Lo scontro viene provocato da 400/500 uomini armati e una delle prima mosse rilevanti e l'uccisione di un maresciallo tedesco nel quartiere Vomero. Fu una giornata di combattimenti tra insorti e soldati, che tra l'altro si preparavano allo sgombero per via di una soffiata falsa che riferiva di un imminente sbarco degli Alleati a Bagoli.

200 insorti,presero d' assalto l'armeria del Castel Sant'Elmo che cadde in serata, dopo un combattimento estenuante con i tedeschi asserragliati all'interno. 

Un gruppo di cittadini si diresse nelle stesse ore verso il Bosco di Capodimonte dove, secondo alcune voci che giravano in città, i tedeschi stavano conducendo a morte alcuni prigionieri. Fu messo a punto un piano per impedire ad un gruppo di guastatori tedeschi di minare il ponte della Sanità per l'interruzione dei collegamenti con il centro della città, cosa che fu realizzata con successo il giorno successivo ad opera di un drappello di marinai.

In serata, venivano assaltati e depredati i depositi d'armi delle caserme di via Foria e di via Carbonara.

28 Settembre 1943

Col passare del tempo aumentavano i napoletani che si univano all'insurrezione e e gli scontri aumentarono, ad esempio nel quartiere Materdei fu circondata e tenuta sotto assedio fino all'arrivo dei rinforzi una pattuglia tedesca e lo scontro portò alla morte di tre napoletani.

A Porta Capuana  40 uomini con fucili e mitragliatori presero il controllo di un posto di blocco uccidendo 6 nemici e catturandone 4.

I tedeschi continuarono retate e rappresaglie, catturando prigionieri e ammassandoli al Campo Sportivo Del Littorio, fino all'arrivo degli uomini di Enzo Stimolo che assediarono il campo e liberarono i prigionieri dopo la prima trattativa in cui i tedeschi accettano di trattare alla pari con gli insorti e ottengono una via di fuga da Napoli.

29 Settembre 1943

Cominciano ad evidenziarsi delle figure di spicco nella realtà insurrezionale Napoletana. I Tedeschi cominciano a bombardare i quartieri con i carri armati e si conclude la trattativa sui prigionieri.

30 Settembre 1943

Mentre le truppe tedesche avevano procedevano allo sgombero della città per il sopraggiungere delle forze anglo-americane in città il professor Antonio Tarsia in Curia si autoproclamò capo dei ribelli assumendo pieni poteri civili e militari e impartendo, tra l'altro, precise disposizioni circa l'orario di apertura degli esercizi commerciali e la disciplina.

Tuttavia i combattimenti non cessarono e i cannoni tedeschi spararono per tutta la giornata.

Gli invasori in rotta lasciarono dietro di loro incendi e stragi, di rilevanza il caso dei fondi dell'Archivio di Stato di Napoi, (dati alle fiamme per ritorsione nella villa Montesano di San Paolo Belsito) dove erano stati nascosti,gli originali membranacei della Cancelliera Angioina.

Sgombero

Il 1 Ottobre vide sia entrare i primi carri armati Alleati sia la conclusione delle ritirata dei tedeschi.

Il bilancio degli scontri durante le "quattro giornate" non è concorde, per alcuni morirono 168 militari e partigiani e 159 cittadini, secondo la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano le vittime furono 155 ma dai registri del Cimitero di Poggioreale risulterebbero 562 morti.

È da notare che la gran parte dei combattimenti si ebbero esclusivamente tra italiani e tedeschi a differenza di altre città dove furono frequenti anche gli scontri con i fascisti.

Facendo un bilancio, oltre l'importantissimo risultato morale e politico dell'insurrezione, le "Quattro Giornate di Napoli" ebbero senz'altro il merito di impedire che i tedeschi potessero organizzare una resistenza in città o che,parole di Hitler, napoli fosse ridotta a "Cenere e Fango" prima della ritirata.

Parimenti fu evitato che il piano di deportazione di massa organizzato dal Colonnello Scholl avesse successo "fermando" i deportati a 4000. A ciò si giunse non soltanto grazie ai 1.589 combattenti ufficialmente riconosciuti, ma anche per la resistenza civile e non violenta di tanti napoletani, fra cui preti e operai/e, «scugnizzi» e professori, poliziotti, finanzieri, carabinieri,  medici e vigili del fuoco.

Napoli era libera, la prima grande città d'Europa libera dai Nazisti.