Alessia Lenoci

Founder Junior

Maggio degli alberi - 10. IL CIPRESSO

2020-05-10 18:05:19

Oggi vorrei parlarvi del Cipresso, un albero sicuramente conosciuto da tutti e facilmente riconoscibile per la sua bellissima e inconfondibile forma slanciata verso il cielo.

Il cipresso è un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Cupressaceae che resiste a caldo, siccità e freddo.

Ha una crescita piuttosto lenta. Occorrono decine di anni perché raggiunga altezze attorno ai trenta metri.

È un albero “saggio”: resiste alla siccità, sopporta il freddo con pazienza, gioisce al sole, si adatta ai terreni poveri e sassosi.

Il cipresso, secondo alcuni studiosi di botanica, può vivere anche duemila anni.

Il genere è diffuso in tutte le regioni a clima caldo o temperato-caldo, anche arido, dell’emisfero settentrionale: America settentrionale e centrale, Europa meridionale. Africa settentrionale, Asia dal Vicino Oriente fino alla Cina e al Vietnam.

Più di metà delle specie sono originarie del ristretto triangolo formato da California, Arizona e Messico. Esistono cipressi anche nel cuore del deserto del Sahara.


Il Cipresso è il simbolo dell’immortalità come emblema della vita eterna dopo la morte, infatti lo si trova sovente nei pressi dei cimiteri.

Questa usanza nasce da una bellissima leggenda:


Ciparisso era un principe leggiadro e di eccezionale bellezza, ed era assai caro al dio del sole Apollo, il quale gli aveva insegnato la musica, il maneggio dell' arco, e gli aveva dato in custodia un animale sacro: un cervo che non aveva pari al mondo.
Ciparisso era felice di questo dono e passava l' intero giorno col suo cervo dalle corna d' oro massiccio; gli aveva messo intorno al collo una ricca collana di rubini, un ornamento di cuoio con fibbie d' argento, e così andava per le case come un animale domestico, carezzato da tutti e nutrito dalle fanciulle con ciuffi d' erba profumati.
Nessuno osava far del male al meraviglioso animale del principe Ciparisso, sacro alle ninfe dei boschi.
Un giorno montato in groppa al suo cervo, Ciparisso correva attraverso il bosco;
fermato in un prato erboso aveva una gran voglia di cacciare tortore e gazze avvistaste durante le corsa, così lasciò il cervo a brucare sul prato ed entrò nel bosco con arco e frecce.
Mentre saettava le tortore vide tra un cespuglio una volpe, la inseguì tra i tronchi e i cespugli, ma ben presto la perdette di vista. Continuò a cercarla a lungo nel folto bosco, ed a ogni rumore puntava l' arco pronto a scoccare la freccia. Ad un certo punto vide qualcosa muoversi dietro una siepe, pensava di averla raggiunta, impugnò un dardo e lo scagliò verso la preda; ma un bramito altissimo risuonò sotto gli alberi, un grido che parve fendere il cuore del principe: era il suo amatissimo cervo.
Ciparisso si sentì morire, ebbe l' impressione che la freccia l' avesse ricevuta lui nel mezzo del petto, muto e senza lacrime raggiunse il cervo che ormai ansimando rovesciò la testa dalle corna d' oro e morì. Il giovane principe in un muto e impenetrabile dolore non chiamò Apollo, ma rimase a piangere sconsolato vicino al suo sacro cervo.
Apollo lo vide dall' alto del cielo e vide anche il suo cervo disteso sull' erba, allora scese per chiedere come era avvenuta una tale disgrazia; Ciparissò gli raccontò l' accaduto ma non volle alcun conforto, voleva solo stare solo a piangere perché ormai l' unica cosa che gli alleviava il dolore erano le lacrime.
Passava i suoi giorni senza toccare cibo, senza vedere nessuno, vagava per la campagna piangendo.
Un giorno Apollo scese a trovarlo mentre piangeva seduto nel bosco, e gli chiese cosa poteva fare per alleviare il suo dolore, l' unica cosa che chiedeva Ciparisso era quella di essere immortale per poter piangere per sempre il suo cervo.
Così Apollo toccato da tanta pietà mise la mano sulla fronte del giovane principe, e alzatolo in piedi lo avvolse stretto nel suo mantello verde, Ciparisso con un brivido di freddo guardò verso il cielo, le lacrime che scorrevano incessanti dai suoi occhi divennero piccole foglie verde cupo, e in breve tempo coprirono il mantello e il viso del giovane, i piedi si indurirono e si' affondarono nel terreno, e lì dove piangeva il bel Ciparisso, svettò nell' aria un elegante cipresso.