Alessia Lenoci

Founder Junior

La BUONA NOTIZIA di oggi!

2020-01-13 13:48:01

L’Italia pedala (quasi) come l’Olanda ed è boom della bike economy.

Ogni mattina, estate e inverno, oltre 40mila persone attraversano in bici il ponte della Regina Luisa nel centro di Copenaghen, che collega il Nord della capitale danese con il centro medievale della città. Un vero fiume in piena di ciclisti. In Italia non ci sono fenomeni di questa portata, ma per gli abitanti di molte città più piccole come Bolzano, Ferrara o Treviso, la bici resta il mezzo di trasporto principale e copre oltre un quarto dei tragitti urbani. Nel Paese che è stato la culla della bicicletta il fatturato generato dagli spostamenti a pedali è in crescita costante: secondo gli ultimi dati di Legambiente sull’economia delle due ruote il «Prodotto interno bici» ora sfiora i 12 miliardi di euro. E ha grandi potenzialità di espansione visto che in Italia la bicicletta è utilizzata regolarmente solo dal 3,6 per cento della popolazione contro una media europea dell’8. Appunto in Europa l’economia della bicicletta arriva, secondo la European Cyclists’ Federation, a un valore complessivo di oltre 510 miliardi di euro. Un valore non soltanto economico, ma di salute, di comunità, di buon umore, che potrebbe collocare questo sistema di mobilità dolce al centro del Green New Deal europeo.

                         

Non a caso forse i Paesi più felici del continente sono quelli in cui si va di più in bicicletta, dalla Danimarca all’Olanda. Là dove i pedali prevalgono sui motori ci sono vantaggi per tutti, non solo in termini di taglio ai consumi di carburanti ma di miglioramento della qualità dell’aria e riduzione delle emissioni di CO2, di limitazione dell’inquinamento acustico, di benefici sanitari per adulti e bambini (anche derivanti dal movimento), di riduzione del traffico, di contenimento dei costi ambientali e sociali, di riduzione dei costi per le infrastrutture e dei danni derivanti dall’artificializzazione del territorio.

Tutte queste voci hanno anche un valore economico, oltre che sociale, e contribuiscono a comporre il Prodotto interno lordo della bicicletta in Italia, affiancandosi agli 1,6 miliardi del mercato delle biciclette (di cui l’Italia è il maggiore produttore europeo) e agli oltre 7,6 miliardi attribuiti da Legambiente al cicloturismo, che attira milioni di viaggiatori di fascia alta sulle ciclovie della Penisola, da quella del Garda fino all’Adriatica. In Europa solo la produzione e la vendita di biciclette e accessori hanno un giro di affari che si aggira sui 18 miliardi di euro all’anno, mentre il cicloturismo muove oltre 44 miliardi. Una rilevazione di Eurovelo stima che ogni chilometro di ciclabile turistica generi un indotto annuo tra i 110mila e i 350mila euro.

La ciclabilità fa bene anche all’economia domestica: secondo l’Istat, passare dall’auto alla bici per recarsi al lavoro significa risparmiare dal 16 al 20 per cento del proprio stipendio. Per non parlare dei vantaggi per la salute: l’Organizzazione mondiale della sanità ha valutato in 110 miliardi di euro il risparmio in spese sanitarie dovuto all’incremento dell’uso della bici in Europa e considera che il risparmio generato dalla riduzione dell’inquinamento ambientale e acustico derivante dall’uso della bici in Europa sia superiore ai 3 miliardi di euro. Senza contare che, secondo il ministero dell’Interno, in Italia si spendono circa 30 miliardi di euro a copertura delle spese sanitarie relative agli incidenti automobilistici, che causano quasi 4mila morti l’anno e oltre 240mila feriti.

Per rivitalizzare l’economia della bici, minacciata da decenni di urbanizzazione incentrata solo sulla mobilità a quattro ruote, molto dipende dalle iniziative delle amministrazioni comunali. «Con l’avvento dell’automobile - scrivono Pierangelo Soldavini e Gianluca Santilli in Bikeconomy, viaggio nel mondo che pedala, appena uscito per Egea - strade e spazi urbani sono stati disegnati primariamente per accogliere e far circolare milioni di veicoli a motore, che poi per più del 90 per cento della loro vita sono destinati a rimanere fermi e che con il passare dei decenni si sono trasformati in uno dei maggiori problemi per le metropoli, in termini di inquinamento, d’inefficienza e di costi».

Ora tutte le città, intasate da scatole di latta sporche, rumorose e mortali, che non riescono più a muoversi nel traffico urbano, stanno cercando di liberarsene a colpi di bike sharing, piste ciclabili e sistemi per mettere i cliclisti in sicurezza. «Da Oslo a Parigi, da Londra a New York, da Città del Messico a San Francisco, tutte le grandi metropoli globali stanno mettendo a punto piani di mobilità urbana che sempre più escludono le automobili private», scrivono i due autori.

Anche in Italia si ampliano le infrastrutture: secondo i dati Istat tra il 2008 e il 2016 le piste ciclabili nei capoluoghi di provincia sono cresciute di oltre il 50 per cento, arrivando a una lunghezza complessiva di 4.370 chilometri, per i tre quarti concentrati nelle regioni settentrionali. Oltre a rappresentare il mezzo più efficace per spostarsi in città, la bici è utile anche per avvicinare le persone. Lo sanno i ragazzi milanesi di Ciclochard, che hanno rimesso in sella diversi senzatetto, grazie alla loro ciclofficina aperta in un locale assegnato dal Comune alla Barona. La cultura della bicicletta può fare miracoli.

(da corriere.it)