Alessandro Melis

Founder Senior

IL COSTO DEL TEMPO

2019-08-28 20:12:09

“Ho sempre avuto ben chiaro che dovevo lavorare, perché non esiste femminismo che si rispetti che non sia basato sull'indipendenza economica.”

Scriveva giustamente I. Allende nel suo romanzo, ed è vero: non c’è nulla al mondo che possa avere una base più solida dell’indipendenza economica.

Questo concetto è così preminente, così fondamentale, che voglio analizzarne con te l’estratto più puro, per permetterti di goderne.


Allora, cos’è l’”indipendenza”?


La prima risposta, data quasi in automatico, dovrebbe essere la “capacità di non dipendere da niente, né da nessuno”. Di conseguenza, l’indipendenza “economica” dovrebbe essere sempre la stessa cosa, ma vista in ambito economico, finanziario, monetario, etc.


La risposta è giusta in effetti, ma possiamo aggiungere un qualcosa in più.

L' “indipendenza” è una condizione di “non subordinazione” rispetto a qualcos’altro, qualsiasi cosa esso sia. In nome dell’ideale dell’indipendenza, si sono combattute le più violente rivoluzioni della storia. 


Il termine deriva dalla parola francese medievale "depenre", che significava "far appendere", o "penzolare". Il suffisso latino indica la negazione, e così la parola originariamente significava "non farsi appendere", che è una descrizione accurata di ciò che i paesi volevano ottenere sconfiggendo i propri colonizzatori. 


Potremmo pensare, a questo punto, che questo valore sia universale sia così profondamente radicato nella coscienza umana da essere trasversale a popoli di qualsiasi origine geografica e di qualsiasi epoca.


In effetti, non ci sbaglieremmo di molto.


Data questa analisi, potresti pensare di essere effettivamente indipendente: non sei uno schiavo, vivi nel tuo appartamento, godi delle tue proprietà e puoi prendere autonomamente un certo numero di decisioni.


Ma sei proprio sicuro di essere “indipendente”? 

Da 0 a 10, quanto ne sei certo?


Se la tua risposta non fosse 11 e non fosse corredata da un’apposita giustificazione che mi piacerebbe molto leggere, probabilmente non saresti davvero indipendente.


Potresti sentirti “un po’” indipendente, magari un 8, diciamo.

Ma qui non funziona così: o sei libero ed indipendente, o non lo sei.


E tu, mi dispiace dirtelo, ma non lo sei.


Non ancora, per lo meno.


Vediamo un po’, nel tuo lavoro, sei titolare della tua impresa o ne sei dipendente?

Anche qualora ne fossi titolare, immagino tu debba fare i conti ogni giorno con clienti e fornitori con i quali scendere a patti (i primi perché paghino quanto prima possibile, i secondi perché ti chiedano i soldi quanto più tardi possibile).


La macchina con cui viaggi tutti i giorni è tua o ne stai pagando le rate?

Voglia parlare di casa “tua”? Sei in affitto? Hai acceso un mutuo per acquistarla? 

Ti ricordo che, in quest’ultimo caso, avendo anticipato i soldi, se non dovessi onorare le rate del mutuo, la banca si approprierebbe della casa in cui vivi in quanto, legalmente, sua.


Credo, in 3 o 4 esempi, di averti fatto comprendere perché, al momento, non puoi dirti né “libero”, né “indipendente”

ECCO COSA PUOI FARE

Potresti pensare che questi due risultati siano irraggiungibili, che siano “mete ideali alle quali aspirare, ma che non abbiano un vero e proprio spessore pragmatico”.

Beh, sappi che ti stai sbagliando: la libertà economica e l’indipendenza finanziaria esistono realmente, non sono una leggenda. Sono raggiungibili e le raggiungeremo, insieme, “costi quel che costi”.


L’ultimo virgolettato era una freddura, andiamo avanti…


Così come “tutte le strade portano a Roma”, sappi che ci sono diversi modi per raggiungere l’indipendenza finanziaria.

Per esempio, potresti decidere di lavorare come una macchina per il resto della tua vita, accumulando quanti più soldi possibili, per poi goderne nella vecchiaia, quando la salute e le energie ti avranno abbandonato…


Oppure, potresti lavorare onestamente (questo è un punto che ribadirò sempre), accumulare un piccolo capitale e decidere di investirlo.

L’investimento non è né uno scherzo, né un gioco: è un’attività complessa che va presa seriamente. Però rappresenta una possibilità, ed anche bella grossa.


Investire il tuo denaro vuol dire “prestare” il tuo denaro a qualcuno (per es. un’azienda che si trasforma in “società per azioni”) in cambio di titoli (la “azioni” di prima); questi, nel tempo, dovrebbero permetterti di riavere la stessa cifra che tu hai dato in prestito alla società, più degli interessi.


Ciò vorrebbe dire che tu continueresti a trarre uno stipendio dal tuo lavoro; da quello stipendio, decurteresti una piccola parte da “prestare” e, nel tempo, quella parte ti ritornerebbe indietro, maggiorata.


Se l’affare funzionasse a dovere, tu avresti guadagnato dei soldi senza aver effettivamente lavorato ma, solo, avendoli dati in prestito.

Ma investire il tuo denaro non è solo questo, puoi investire il tuo denaro in formazione così da, scusa il gioco di parole, formarti e magari iniziare una nuova attività.


Oppure potresti investire il tuo denaro per realizzare un progetto partendo da una tua passione creando magari un Infoprodotto.

UNA RICCHEZZA INESTIMABILE

Ecco in cosa consiste davvero l’indipendenza finanziaria di cui ti parlo tanto: far in modo che i tuoi soldi (onestamente guadagnati) possano essere investiti in modo tale che, i frutti di quegli investimenti, possano mantenerti.


L’indipendenza finanziaria è, più correttamente, l’indipendenza “dalla finanza” o, anche, “diventare indipendenti da ciò che ti genera un reddito”. 

Il mito dell’uomo, la “pietra filosofale” che ti permette di svincolarti da quello “scambio equivalente” che è il rapporto di lavoro sinallagmatico.


Non dover più lavorare per vivere in quanto, avendo investito correttamente ciò che hai risparmiato con il tuo lavoro, questi investimenti danno così tanti frutti da permetterti di non dover più lavorare.

Almeno in teoria, in pratica la gestione di un investimento è tutto meno che una passeggiata, però non sarà mai come dover fare una settimana di turni di notte in fabbrica per 1200 € al mese di stipendio.


I tuoi soldi, genererebbero altri soldi che, investiti a loro volta, genererebbero altri soldi, etc etc…

Ma vuoi sapere quale sarebbe la cosa più bella e sconcertante di tutte?

Fatto questo sforzo, la tua ricchezza più grande non consisterebbe nel patrimonio presente sul conto in banca, che potrebbe anche non essere “immenso”, ma sufficientemente cospicuo da permetterti di viverne.


La tua ricchezza più grande ed inestimabile, sarebbe data dal tempo risparmiato per non dover lavorare.


Pensaci un momento: asserendo che tu sia un lavoratore dipendente, escludendo eventuali straordinari, possiamo dare per certo che lavori circa 40 ore la settimana. Immaginando che, ogni mese del calendario, sia composto da 4 settimane, vuol dire che lavori per 160 ore al mese.


In pratica, se potessi non dormire mai, non mangiare, non bere e non andare mai in bagno, non faresti altro che lavorare incessantemente per (circa) un’intera settimana.


Ed i tuoi affetti? I tuoi “hobbies”, le tue passioni?


Non rispondermi dicendomi che, per quelli ci sono i fine settimana perché sappiamo benissimo entrambi che quelli se ne vanno in altro (faccende, commissioni, interminabili file alla cassa del supermercato, etc…).


Ed, intanto, il tempo passa.


Per tutti, in generale, in continuazione. Non lo puoi fermare, non puoi rallentarlo, non puoi chiedere un “time break”, né sperare in un “secondo tempo”.

Puoi solo cercare di fare le cose nel modo migliore possibile, il più velocemente possibile; il che implica che commetterai molti errori.


Come tutti, me compreso.


Se, però, non possiamo fare nulla per rallentare lo scorrere del tempo, possiamo fare qualcos’altro: possiamo barare.

Possiamo “guadagnare tempo” eliminando tutto ciò che ci distrae dall’essere felici e dallo stare bene, lavoro compreso, insieme a tutto l’indotto.


Si perché non è “solo” il lavoro in quanto tale a portarci via il nostro tempo: pensa a quante ore devi prepararti, la mattina, per recarti in ufficio, in azienda o in fabbrica; pensa alle code nel traffico, i caselli in autostrada od al ritardo dei mezzi pubblici. 

Pensa che, tutte queste cose, hanno a loro volta un costo che tu paghi per lavorare.

Hai capito bene, tu paghi una piccola parte del tuo stipendio, per lavorare.


Questa è follia. La follia dell’uomo moderno, che ha messo il lavoro ed il guadagno irresponsabile al centro della propria esistenza.


Ma tu hai la possibilità di scegliere, perché puoi lavorare, , prendere il tuo denaro, investirlo, reinvestirne il ricavato e continuare così finché non sarà abbastanza da permetterci di vivere secondo i tuoi “standards”.


Non dobbiamo per forza diventare ricchi come Zio Paperone, ma abbiamo il dovere morale di essere felici.


O, almeno, di provare ad esserlo.

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