Aleef Fabio Leone

Counselor, Teatroterapeuta, Artista.

Aleef Fabio Leone

Counselor, Teatroterapeuta, Artista.

Il Dolore come Otkaz: Dalla Sofferenza all’Azione CreativaIl Dolore come Otkaz: Dalla Sofferenza all

2025-02-20 07:10:01

Il Dolore come Otkaz: Dalla Sofferenza all’Azione Creativa

Niente finisce nel dolore, tutto può iniziare da lì. Il problema non è il dolore in sé, ma cosa se ne fa. Rimanere bloccati nel rimuginare significa lasciarlo assorbire tutta l’energia necessaria al cambiamento. Ma se il dolore fosse solo il primo impulso, la preparazione all’azione?

Otkaz: La Preparazione all’Azione

Mejerchol’d, grande maestro del teatro russo, parlava di Otkaz, il momento in cui un movimento finisce e il successivo comincia, quel momento di sospensione che precede l’azione. È un’azione nella direzione opposta rispetto a quella che si compirà, una sorta di accumulo di energia pronto a trasformarsi in gesto.

Nel nostro vivere quotidiano, il dolore potrebbe essere proprio questo: non un blocco definitivo, ma il punto di tensione prima dello slancio.

Pensiamoci un attimo. Il dolore fisico non è forse la risposta del corpo a un problema? Non è forse il segnale che chiama all’azione, alla cura, alla trasformazione? Il dolore emotivo, se ascoltato senza farsene risucchiare, può funzionare allo stesso modo: una spinta per rimettersi in movimento, per cambiare, per riscattarsi.

Dal Rimuginare alla Scena: Il Corpo Come Strumento di Riscatto

La sofferenza può chiuderci in gabbie invisibili, fatte di pensieri ossessivi e immobilità. La mente gira in cerchio, i muscoli si contraggono, il respiro si fa corto. Il corpo, se non agisce, trattiene tutto, diventa il carcere stesso.

Ma cosa succede se invece usiamo il corpo per ribaltare il meccanismo? Se il teatro può insegnarci qualcosa, è che il corpo non mente. Ogni emozione, anche il dolore più profondo, può essere incarnato e trasformato in energia creativa. L’atto scenico diventa un modo per esprimere quello che non si riesce a dire a parole, per dare forma al caos interiore senza esserne divorati.

E qui entra il concetto chiave: agire per non essere agiti dal dolore. Quando il corpo si muove, quando il respiro si espande, quando il gesto trova la sua traiettoria, qualcosa cambia anche dentro. Non si tratta di ignorare la sofferenza, ma di darle una direzione, di usarla come spinta invece che come prigione.

La Teatroterapia: Il Gioco Serio della Trasformazione

La teatroterapia offre un campo di sperimentazione sicuro per questo processo. Attraverso il gioco teatrale, possiamo dare forma e voce a ciò che ci blocca, permettendoci di viverlo senza esserne sopraffatti. Quando il dolore diventa gesto, respiro, voce, non è più solo una prigione, ma diventa un messaggio, una storia, un'opportunità di scoperta.

L’azione teatrale permette di esplorare il dolore senza identificarci completamente con esso. Possiamo dargli un nome, una postura, un colore, un suono. Possiamo osservare come si muove nel nostro corpo, come si esprime nello spazio. E, soprattutto, possiamo trasformarlo.

Ecco un semplice esercizio:

  1. Trova il tuo Otkaz. Chiudi gli occhi e porta l’attenzione al tuo corpo. Dove senti la tensione? Che forma ha il tuo dolore?
  2. Dagli un movimento. Permetti a quella tensione di trasformarsi in un gesto, anche piccolo. Un passo indietro, un braccio che si alza, un respiro trattenuto.
  3. Lascia che l’energia fluisca. Dopo aver sentito la sospensione del movimento, lascia che il corpo trovi la sua azione spontanea. Forse è un respiro profondo, un passo avanti, un’espressione del volto che cambia.

Questo esercizio aiuta a spostare il dolore dalla mente al corpo, trasformandolo in un’esperienza vissuta e non solo pensata. La teatroterapia ci insegna che possiamo riscrivere la nostra storia emotiva, proprio come riscriviamo un copione.

Il Tempo del Riscatto

Nessun guardiano di piazza può sghignazzare di fronte a chi sceglie di agire invece di rimanere nel proprio tormento. Il dolore che cerca affermazione, che si dilata su se stesso, diventa un peso insostenibile. Ma se diventa atto, gesto, movimento, si trasforma in possibilità.

Non è più il tempo del riposo, ma del riscatto. E il riscatto non è un colpo di scena improvviso, ma un processo, un’azione continua che nasce nel momento in cui si decide di non rimanere più fermi.

Se il dolore è Otkaz, allora il passo successivo è l’azione. Quale sarà il nostro prossimo movimento?

#teatroterapia #creatività #azione