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Europa: Radici Cristiane o Radici Sioniste? Riflessioni su Valori e Contraddizioni
Viviamo in un'Europa che spesso si dichiara fondata su radici cristiane, erede di una tradizione che proclama l'amore per il prossimo, la giustizia e la pace. Tuttavia, assistiamo continuamente a politiche che giustificano la violenza e l’oppressione, soprattutto in scenari internazionali come il conflitto israelo-palestinese, dove la difesa dei diritti umani sembra essere sacrificata in nome di interessi geopolitici.
Cristianesimo e valori traditi
Gli insegnamenti di Gesù, centrali nel cristianesimo, parlano di amore incondizionato, perdono e giustizia per tutti, compresi coloro che vengono marginalizzati o oppressi. Nonostante ciò, vediamo molti leader che, pur dichiarandosi cristiani, difendono o ignorano crimini e ingiustizie. Ad esempio, nel caso del popolo palestinese, vittima di violazioni costanti dei propri diritti fondamentali, la solidarietà cristiana sembra svanire, sostituita da un appoggio cieco a chi commette azioni oppressive.
Questa contraddizione tra il proclamarsi cristiani e il tollerare o giustificare la violenza contro interi popoli solleva una domanda fondamentale: su cosa si fonda veramente l’Europa contemporanea? La difesa dei diritti umani e la libertà dei popoli sembrano essere sacrificati in nome di interessi politici che non hanno nulla a che vedere con la giustizia o la pace.
Un'ideologia globale basata sull'oppressione?
Le giustificazioni che vediamo oggi nei confronti della violenza, come quella contro i palestinesi, non si limitano all'Europa. L'influenza di poteri statali, economici e istituzionali sembra creare una narrazione globale in cui l'oppressione di un popolo può essere giustificata se coincide con interessi strategici o alleanze politiche. Questo non è solo un problema europeo: è una questione globale, che riguarda tutti i popoli e tutte le nazioni.
Se l'Europa vuole dichiararsi cristiana o radicata in valori umani universali, come può appoggiare o tollerare il genocidio, la discriminazione e la violenza contro intere popolazioni? Che ne è del principio di autodeterminazione dei popoli? Di quella libertà che dovrebbe essere il cuore di ogni società umana? Queste domande devono essere poste non solo a chi si dichiara cristiano, ma a tutti i governi e le persone che giustificano la violenza e l'oppressione.
Un appello alla libertà e alla giustizia per tutti i popoli
La libertà e la giustizia non dovrebbero appartenere a una sola ideologia o religione, ma essere il fondamento su cui si costruisce la convivenza pacifica tra i popoli. Indipendentemente dal credo, dall'etnia o dall'appartenenza politica, il diritto di ogni individuo e di ogni comunità di vivere in pace e in libertà dovrebbe essere riconosciuto e difeso.
In un mondo in cui le alleanze politiche e gli interessi economici sembrano spesso prevalere sulla dignità umana, è fondamentale ricordare che la libertà non può essere sacrificata in nome di nessuna giustificazione. Il diritto dei palestinesi a vivere in pace, così come quello di ogni popolo sulla Terra, non può essere barattato per vantaggi politici o economici.
Questo non è solo un problema per i cristiani, ma per chiunque creda nella libertà e nell'uguaglianza. Se vogliamo costruire una società veramente giusta e inclusiva, dobbiamo rifiutare ogni forma di oppressione, violenza e ingiustizia, riconoscendo il diritto di ogni popolo di autodeterminarsi e vivere in pace.
L’ipocrisia di chi si dichiara cristiano ma giustifica la violenza contro altri popoli deve essere riconosciuta e criticata, ma questo non basta. Dobbiamo andare oltre, riflettere su un sistema globale che favorisce l’oppressione in nome del potere e del profitto. Non si tratta di difendere valori religiosi o politici specifici, ma di costruire una società mondiale fondata sul rispetto reciproco e sulla libertà.
Che siamo cristiani o meno, europei o cittadini del mondo, è nostro dovere rifiutare ogni forma di violenza e impegnarci per costruire un futuro in cui la convivenza tra i popoli si basi sulla giustizia e sulla pace, senza nessuna distinzione.