Storia e mito di Skanderbeg
Storia e mito di Skanderbeg
Storia e mito di Skanderbeg
Nel 1478 il territorio del Principato dell'Albania, dopo un'ardua difesa durata ventiquattro anni e guidata da Giorgio Castriota (Gjergji Kastrioti) detto "Scanderbeg", principe d'Albania e dell'Epiro, cadde inesorabilmente sotto il dominio dell'ottomano.
Giorgio Castriota, l'eroe albanese, aveva sfidato il sultano Murad II, che furioso, inviò contro gli Albanesi un potente esercito guidato da Alì Pascià, alla testa di 100 000 uomini. Le forze di Scanderbeg erano notevolmente inferiori (non superavano i 25.000 uomini), ma grazie alla sua tattica militare i Turchi riportarono una cocente sconfitta. Il sultano ordinò un'altra spedizione contro gli Albanesi, Firuz Pascià partì quindi con un altro esercito, ma Scanderbeg ne uscì anche questa volta vittorioso, guadagnando dalle cancellerie europee e dal Papa Callisto III gli appellaivi di "'Athleta Christi'" e Defensor Fidei (Atleta di Cristo, Difensore Impavido della Fede e della Civiltà occidentale).
Murad II non si rassegnò, dispose agli ordini di Mustafà Pascià due eserciti per un complessivo di 25.000 uomini, di cui ben la metà cavalieri, che si scontrarono con gli Albanesi, l'esito fu disastroso per i turchi, si salvarono solo pochi Turchi ed a stento Mustafà Pascià stesso. Le imprese di Skanderbeg, tuttavia, preoccupavano i Veneziani, che vedendo in pericolo i traffici nel frattempo stabiliti con i Turchi, si allearono con il sultano per contrastare Skanderbeg e lo attaccarono. La battaglia vide la dura sconfitta dei Veneziani. Nella primavera del 1449, Murad II in persona intervenne contro l'Albania alla testa di 100.000 soldati. Tra scontri ed assedi i Turchi persero metà dell'esercito e il comandante Firuz Pascià venne ucciso personalmente da Scanderbeg.
Nonostante questo continuarono i tentativi di conquista del dominio di Scanderbeg da parte dei migliori condottieri turchi, con spedizioni ripetute contro il castello di Krujë, nessuna di queste però ne uscì vittoriosa. La pervicacia dell'Impero ottomano nei confronti di Castriota era pienamente comprensibile, se si considera che ogni velleità di espansione verso l'Europa da parte dell'Impero era inammissibile finché fosse rimasta attiva la spina nel fianco dello Scanderbeg, o peggio la sua presenza alle spalle come inquietante incognita.
La fama di Scanderbeg era incontenibile, i principati europei erano continuamente aggiornati circa la sua accanita resistenza contro l'espansione ottomana. Nel 1458 si recò in Italia per aiutare Ferdinando I, re di Napoli, figlio del suo amico e protettore Alfonso d'Aragona nella lotta contro il rivale Giovanni II di Lorena e del suo esercito. Intanto, altre due armate turche comandate da Hussein Bey e Sinan Bey, nel febbraio del 1462, mossero contro gli Albanesi costringendo Kastrioti a rientrare in tutta fretta nella sua patria, per guidare il suo esercito. Ci fu una battaglia presso Skopje che vide la spedizione turca annientata. A questo punto Sceremet-Bey fu incaricato di muovere contro gli albanesi ma i turchi furono nuovamente sconfitti. Il Papa ipotizzò addirittura una crociata contro gli Ottomani guidata da Skanderbeg, ma morì senza riuscire a portare a termine il progetto.
In seguito alla morte del Papa ed allo scongiurato pericolo della crociata, il Sultano intravide la possibilità di farla finita finalmente con Skanderbeg, mise insieme un poderoso esercito affidandolo ad un albanese, connazionale quindi di Skanderbeg, che era stato addestrato dai turchi come lo era stato lo stesso Skanderbeg: Ballaban Pascià. Ma anche quest'impresa fallì; l'esercito turco fu messo in fuga dalle forze albanesi. Ancora una volta, nella primavera del 1466, l'Impero ottomano riunì forze imponenti, mosse contro gli Albanesi e cinse d'assedio Krujë ed una serie di scontri furiosi, nel corso dei quali Ballaban Pascià stesso fu ucciso, portarono Skanderbeg ad un'ennesima vittoria. Maometto II ostinatissimo, nell'estate del 1467, pose nuovamente l'assedio a Krujë, ma, dopo ripetuti innumerevoli tentativi di assalto, dovette rassegnarsi e ritirarsi.
Finché Giorgio Castriota Scanderbeg rimase in vita, i Turchi non riuscirono a conquistare l'Albania. Ma l'Atleta della Cristianità morì di malaria ad Alessio il 17 gennaio 1468. Da lì in poi, molti albanesi, ai tempi chiamatisi arbëreshë, dovettero lasciare la propria terra per trovare rifugio in terra straniera, in particolare modo nella vicina Italia, soprattutto nella zona meridionale (Basilicata, Calabria, Molise, Puglia e Sicilia), in modo che potessero mantenere e continuare così a professare la loro fede cristiana. Croia l'eroica cittadina di Castriota, con l'intera Albania, caddero in mani turche dieci anni dopo.